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La storia della matita: dove nasce e come è fatta

La storia della matita

La matita, anche detta lapis, è uno degli strumenti di scrittura e disegno più utilizzati in tutto il mondo sebbene sia uno dei più recenti. La storia della matita inizia nel 1664 quando a Cumberland in Inghilterra venne scoperto il primo giacimento di grafite ovvero il minerale che, avvolto in cilindri di legno, viene utilizzato per scrivere.

Dopo aver notato che la grafite lasciava un segno ben marcato ma facilmente cancellabile, essa venne usata per marchiare il bestiame e successivamente per scrivere in sostituzione alle penne.

Nonostante l’attuale costituzione della matita (formata dalla grafite inserita in un profilo cilindrico o esagonale di legno di pioppo o simili) si possa attribuire a Simonio e Lyndiana Bernacotti, si è soliti festeggiare il “compleanno” della matita il 10 settembre, giorno in cui nel 1795 il francese Conté ne mise a punto la produzione.

Da allora i processi produttivi delle matite subirono importanti trasformazioni.

La lavorazione della mina

Per quanto riguarda la mina vera e propria essa è realizzata tramite impasti con differenti proporzioni di grafite ed argilla in funzione della durezza prescelta: maggiore è la percentuale di argilla maggiore è la durezza della mina. Le mine vengono successivamente immerse in sostanze grasse che consentono di chiudere i pori e rendere la punta scivolosa durante la scrittura.

La grafite utilizzata per realizzare le mine è un minerale molto diffuso in natura e si può trovare sotto forma di scaglie oppure in masse lamellari. I più importanti giacimenti si trovano in Germania (Boemia e Baviera) ma anche in Madagascar, Canada, Sri Lanka e Sibera. Per quanto riguarda l’Italia i maggiori giacimenti sono situati sotto il monte Amiata, nel monte Pisano e nelle Alpi Occidentali.

Le materie prime che compongono la grafite sono antracite e coke che vengono estratte e successivamente calcinate a 1000-1200 °C per eliminare le sostanze estranee. In un secondo momento la grafite viene mischiata con pece a caldo e formata in funzione dell’utilizzo che se ne deve fare. Ad esempio nella centrale nucleare di Cernobyl cilindri di grafite erano utilizzati per moderare la temperatura nel reattore.

L’argilla utilizzata nell’impasto (costituita da silicati di alluminio di natura cristallina) è sfruttata per le sue proprietà colloidali, per la capacità di assorbire grandi quantitativi d’acqua e per la possibilità di definire la durezza della mina regolandone la quantità.

Perché l’argilla sia di ottima qualità essa non deve contenere ferro. I migliori giacimenti si trovano in Sri Lanka, in Siberia, in Germania (Boemia) ed in Messico. Per eliminare le impurità spesso si tratta l’argilla con soluzioni di silicati e carbonati alcalini.

La preparazione dello stelo

Per quanto riguarda lo stelo, ad oggi le matite possono avere un involucro in legno (di pioppo, di ginepro e di cedro), plastica o metallo che racchiude la mina. I migliori legni attualmente utilizzati sono il cedro di Virginia (proveniente per la maggior parte dal nord America ma coltivato anche in Europa) e la cedrella della California (coltivato prevalentemente in California, Oregon e Nevada).

Esistono poi i portamine in cui la mina può scorrere nel telaio grazie alla pressione di un pulsante a molla. Nei portamine la mina può essere sfilata e sostituita con grande facilità e, nel caso di portamine a tratto sottile, non è necessario appuntire la mina.

Il processo di produzione

Il processo di produzione delle matite, completamente automatizzato, è composto dalle seguenti lavorazioni:

  1. Preparazione dello stelo: grazie ad una fresatrice vengono intagliate tavolette di legno stagionate e preparate ad hoc.
  2. Preparazione dell’impasto: argilla e grafite vengono mescolate nelle proporzioni scelte (percentuale di grafite tra il 30% e il 70%) e l’impasto è macinato in mulini a pale e macine di granito anche per 1000 ore. La massa risultante viene passata in filtri a pressa, essiccata e trafilata in presse idrauliche che conferiscono la forma caratteristica alle mine che vengono poi tagliate della lunghezza desiderata. Le mine a questo punto vengono scaldate fino a 1000°C in casse ricoperte di coke per far acquisire durezza e resistenza. Infine le mine vengono immerse in bagni grassi per aumentare la dolcezza e la resistenza alla scrittura.
  3. Rifinitura: grazie a macchine automatiche due tavolette alla volta ricevono le mine e vengono incollate. Queste vengono poi passate in macchine sagomatrici che danno alle matite la forma desiderata (cilindrica, esagonale, ovale ecc.). Lo stelo viene quindi verniciato e laccato per coprire le venature del legno. Infine viene applicato il marchio e le matite vengono confezionate per la vendita.