Vi siete mai sentiti come un’incombenza da sbrigare tra le tante, perché il vostro interlocutore mentre vi parla ha un occhio sul PC e mentre digita un messaggio sullo smartphone, alla domanda “Mi stai ascoltando?” risponde “Multitasking“.
Mutuato dalla terminologia informatica, in cui con multitasking viene indicata la capacità dei processori di eseguire più programmi contemporaneamente, questa parolina usata ed abusata in realtà peggiora la capacità del cervello di mantenere lucidità, capacità mnemonica e organizzativa peggiorando di fatto la produttività.
“Il multitasking non è una bugia, è peggio. È una bugia perché in questo nostro mondo frenetico praticamente tutti l’accettano come una verità assodata. Abbiamo tutti adottato questo stile di vita. La gente va fiera delle proprie capacità di fare mille cose insieme, ma la verità è che il multitasking non è né una cosa reale né una forma di efficienza.” (Dave Crenshaw)
Il cervello, infatti, non è in grado di pensare due cose alla volta: saltare in continuazione da un’attività all’altra comporta dei costi in termini di concentrazione e di tempo perso per ricostruire il filo dei pensieri.
Ma non è solo questione di inefficienza:
“Quando cerchiamo di fare più cose per volta coinvolgendo un’altra persona, per esempio dedicandogli un’attenzione frammentaria e non più di qualche attimo rubato a qualcos’altro, il costo è superiore al mero calcolo del tempo sprecato: il nostro comportamento finisce per danneggiare il rapporto con gli altri.” (Dave Crenshaw)
Che siano colleghi, familiari, amici… cosa fare allora?
- Pianificare in anticipo la giornata (magari usando un’agenda)
- Rinunciare alla pioggia di instant message
- Dominare lo smartphone cominciando con l’eliminare gli alert sonori
- Non saltare in continuazione da una cosa ad un’altra