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È possibile lavorare da pensionati?

Lavorare da pensionati

Lavorare da pensionati è possibile, ma è sempre necessario tenere in considerazione le norme in materia. Nel caso in cui si intenda riprendere un’attività lavorativa dopo essere andati in pensione, sia in qualità di lavoratori autonomi che in qualità di dipendenti, non c’è il rischio che la pensione venga ridotta o addirittura sospesa se si è titolari di una pensione di vecchiaia o di una pensione di anzianità.

Coloro che vanno in pensione con il sistema contributivo devono sapere che lavorando ancora subiscono un taglio del 50% della parte di pensione che eccede il trattamento minimo INPS se hanno superato i 63 anni di età. Se, invece, non hanno ancora superato i 63 anni, subiscono un taglio del 50% della parte di pensione che eccede il trattamento minimo INPS unicamente se sono lavoratori autonomi, mentre se sono lavoratori dipendenti perdono addirittura tutta la pensione.

Insomma, lavorare da pensionati è lecito, ma ogni caso fa storia a sé, in quanto tutto dipende dal tipo di trattamento pensionistico di cui si beneficia. Dall’entrata in vigore del decreto legge 112/2008, con la pensione anticipata, con la pensione di anzianità o con la pensione di vecchiaia non sono previsti limiti per il cumulo dei redditi; ci sono delle soglie reddituali, invece, per le pensioni di invalidità.

Entrando più nel dettaglio, con la pensione di vecchiaia possono essere cumulati interamente i redditi da lavoro, sia che provengano da lavoro dipendente sia che provengano da lavoro autonomo. Lo stesso vale per la pensione di anzianità e per la pensione anticipata che vengono erogate con il sistema retributivo o con il sistema misto, a patto che si sia in possesso di contribuzione al 31 dicembre del 1995.

Coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995, e che quindi usufruiscono del sistema contributivo puro, possono cumulare i redditi da lavoro con la pensione solo a patto che vi siano non meno di 40 anni di contribuzione, che abbiano compiuto 65 anni (per gli uomini) o 60 anni per le donne o che abbiano compiuto 61 anni e abbiano almeno 35 anni di contributi.

Coloro che dispongono di un assegno ordinario di invalidità, come detto, subiscono un taglio dell’assegno nel caso in cui il reddito oltrepassi dei limiti ben specifici. L’importo viene ridotto del 25% se il reddito che proviene dall’attività lavorativa supera di quattro volte la somma del trattamento minimo annuo, con un calcolo effettuato in funzione di tredici mensilità e viene ridotto del 50% se il reddito supera di cinque volte la somma del trattamento minimo annuo.

Non è ammesso lavorare da pensionati, in conclusione, se si riceve una pensione di inabilità che è stata riconosciuta sulla base della legge 335/1995. È ovvio che sia così, dal momento che questa pensione viene garantita proprio perché si presuppone che chi la riceve si trovi nell’impossibilità di prestare qualsiasi attività lavorativa. Ricevendo tale pensione, non a caso, si viene cancellati da ordini, albi o elenchi di mestieri, arti e professioni.

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