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La storia della carta: dall’Egitto a Fabriano

Fin dall’antichità l’uomo ha sempre avuto la necessità di comunicare, dapprima in forma orale e successivamente in forma scritta. Dalle incisioni su tavolette di legno, pietra, argilla o lamine d’oro, d’argento e piombo, si è passati a materie più flessibili ricavate da vegetali fino ad arrivare alla carta moderna utilizzata in tutto il mondo.

I precursori della carta

Nel 3.000 a.C. gli Egizi iniziarono ad utilizzare un supporto vegetale, opportunamente lavorato, che negli anni a venire avrebbe condizionato la scrittura per tutti i popoli del Mediterraneo: il papiro.

A partire dal III secolo a.C., più o meno contemporaneamente in Europa ed oltre oceano, il papiro venne sostituito rispettivamente da pergamene in pelle di animale opportunamente conciate (Greci e Romani), e dalla parte interna del fico selvatico trattata (Maya e Aztechi).

Un diverso tipo di supporto di scrittura, fu introdotto dai Cinesi fin dal 105 d.C. quando, secondo la maggior parte degli studiosi, Ts’ai Lun, ministro dell’imperatore Ho-ti, riuscì a fabbricare un surrogato della carta moderna da diversi vegetali (paglia di tè o di riso, canna di bambù e stracci di canapa) lasciati marcire e poi battuti fino ad ottenere la pasta da cui venivano ricavati i fogli.

Il metodo di lavorazione Cinese si diffuse e venne appreso anche dagli Arabi che, tra le tante innovazioni, introdussero un nuovo collante: la gomma Cinese venne sostituita dalla colla di amido ricavata da riso e grano. Questa novità, però, rendeva la carta deteriorabile in quanto terreno favorevole allo sviluppo di microrganismi.

La storia della carta moderna

L’introduzione del sistema di lavorazione Arabo in Italia, secondo gli storici, diede inizio ad un lungo periodo di transizione ed evoluzione poco chiaro ed incerto (periodo arabo-italico). Ad esempio, a Padova, Federico II vietò l’utilizzo della carta bambagina (deteriorabile a causa della colla di amido) per gli atti pubblici che dovevano continuare ad essere in pergamena. Furono anche sperimentati nuovi mezzi e materiali mai usati prima che fino al XIII secolo portarono a non ben definiti risultati.

L’arrivo della carta bambagina a Fabriano nel 1200, determinò la fine del periodo arabo-italico e l’introduzione di tecniche più moderne per la lavorazione della carta:

  • molitura meccanizzata degli stracci (in precedenza eseguita manualmente);
  • sostituzione del collante in amido di riso con gelatina animale trattata;
  • creazione di nuovi standard per tipi e formati di carta;
  • invenzione della filigranatura nella fabbricazione dei fogli (fogli di carta contrassegnati da ornamenti caratteristici, ben visibili soprattutto in trasparenza).

La molitura degli stracci fu però abbandonata nel 1800 per la scarsità della materia prima dando alla storia della carta una svolta importante. Nel 1861 fu introdotta da Voelter la cellulosa capace di conferire alla carta una robustezza ed un candore notevoli. Tale procedimento fu poi perfezionato con la produzione industriale fino a giungere alla carta per come la conosciamo oggi.

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